
Marcello Gurretta è un giornalista, un po’ avanti negli anni, che ne ha viste di cose. Torna a Ustica dopo tanto tempo, troppo forse, e si dirige direttamente a cercare un posto alla pensione Alla Bastiana, gestita dal suo antico amore Elena. Scopre (o forse trova la conferma) che il suo sentimento si è conservato nel tempo, forse stemperato in un’amicizia molto profonda, ancora saldo, e forse pienamente ricambiato.
La Ustica è un luogo diverso da quello chiassoso della stagione estiva: Gurretta ci arriva e ci si ferma in un periodo tra l’autunno e l’inverno, quando l’isola ha una dimensione più privata e familiare. Non si capisce fino in fondo il vero motivo per il quale Marcello è andato via da Ustica lasciando Elena, e a lei che gliene chiede il motivo, risponde: “Sono mille le ragioni”, ma non la presenza di un’altra donna. “Voglio scoprire la verità”. Ed è la prima volta che la vicenda che la strage del 27 giugno 1980 fa capolino. È veramente difficile parlare di Ustica senza che i fatti di oltre quarant’anni prima emergano con il loro fardello di dolore.
Volendo, nel romanzo ci si potrebbero riscontrare alcuni tratti che ne fanno una sorta di “Locandiera” dei nostri giorni: una padrona di casa bella e uno stuolo di corteggiatori che le girano attorno in maniera più o meno discreta, e che sono n campionario dell’Italia a cavallo fra i due millenni. C’è Gurretta, che è l’intellettuale di sinistra che, se non uno scheletro, qualche ossicino nell’armadio sembra averlo, magari sotto forma di rimorso o di rimpianto. Ma altre presenze si aggirano nella pensione: l’antagonista, il generale Marzio Tambuto, vecchio insabbiatore, amico del potere, uno per il quale quelli che non la pensano come lui sono tutti “comunisti”. “Quelli come te sono come i cani da guardia dell’ortolano. Vincolati alla catena del loro padrone, mai riceveranno neanche una briciola di quel che difendono a rischio della propria stessa vita”. E ci sono Santo Nello Razza, sporco fino al midollo, che entra e esce dai tribunali come imputato o come testimone, e Rossano Mandra, un giovane ricercatore che suscita la simpatia di Marcello. Tutti in qualche maniera interessati ai fatti dell’80, che sembrano essersi dato convegno sull’isola.
E c’è infine la giovane, bellissima Beija, che pare destinata a riscattare un po’ tutti, per la quale Marcello sente risvegliarsi l’istinto paterno, e la mette in guardia dalle avances di Santo Nello Razza. È proprio Beija che vede una pila di libri su Ustica nella stanza di Marcello, e ingenuamente si chiede come possano esserci così tanti libri su un’isola. Ma non è dell’isola che parlano, quei libri, bensì della strage, le spiega il giornalista. E le parla del volo Itavia, dell’inchiesta parlamentare e di quelle dei giornali, del muro di gomma, dell’affondamento dei resti e del loro ripescaggio. Perché anche a distanza di oltre quarant’anni, si diceva, le ferite aperte da quella triste vicenda bruciano ancora, e uno come Salvatore Giordano – scrittore, professore di sociologia, editor e editore, ma anche e forse soprattutto uomo dotato di grande sensibilità civile politica e civile – non poteva esimersi dallo scriverne.
(Salvatore Giordano, Ustica, Nulla Die, € 14)