Tre settimane da raccontare. Ai confini del mondo. Nietzsche a Messina nel 1882 (Edas 2023) racconta le tre settimane trascorse nella nostra città da una delle personalità che maggiormente hanno inciso nella cultura europea dell’ultimo Ottocento e di buona parte del Novecento. Il libro, ultima fatica letteraria di Marcello Mento, è la ricostruzione minuziosa del soggiorno di Nietzsche a Messina, delle motivazioni che ce lo hanno spinto, delle testimonianze dirette e indirette, vicine e lontane nel tempo e nello spazio. Mento ha messo assieme – credo lo si possa dire con buona sicurezza – tutto quello che era possibile recuperare sull’argomento, su una pagina tra le meno note della biografia del filosofo tedesco.
Arrivò all’alba di sabato 1° aprile 1882, dopo un viaggio su un veliero mercantile chiamato “Angelina”, guidato da tale Domenico Barone.
Perché a Messina, in Sicilia, al sud, alla fine del mondo? Un po’, forse, Nietzsche vuole seguire le tracce di Goethe. I due viaggi hanno in comune più di un aspetto: entrambi non avevano comunicato a nessuno la meta del proprio viaggio; e tutti e due lasciarono la città in fretta e furia prima del previsto. Perché Messina, quindi? Meno di un anno prima, Nietzsche aveva chiarito in una lettera all’amico Heinrich Köselitz le caratteristiche che la sua meta deve avere: «E dov’è un paese con tanta ombra, cielo perennemente sereno, vento marino di forza costante dalla mattina alla sera, senza bruschi mutamenti del tempo? È laggiù, laggiù – che voglio andare! Fosse anche fuori dall’Europa!»
Così in quell’aprile Nietzsche parte: soffre il viaggio, al punto da essere sbarcato in barella privo di sensi. Quella che lo accoglie è una città cosmopolita, con una grande percentuale di stranieri, molto attivi. Il filosofo ci si potrà trovare a proprio agio.
È quasi sicuro che è al Leon di Francia che soggiorna, un albergo con poche pretese, ma con affaccio su piazza Duomo. Le notizie certe sul soggiorno messinese di Nietzsche non sono molte, a molte cose Mento ci arriva attraverso l’incrocio di tantissimi indizi recuperati dalle fonti più disparate, facendo ricorso all’esperienza di una vita intera da giornalista di inchiesta; e dove questi indizi mancano, sopperisce con l’intuito.
Un esempio? Nel periodo messinese, Nietzsche ebbe modo di spedire diverse cartoline e lettere: «Imboccò via dei Librai a passo svelto, quindi il corso Cavour per infilare l’ingresso dell’ufficio postale provvisorio che si trovava all’inizio di via Sant’Agostino». Lo fece? Non lo fece? Che importanza ha? In molti passi del libro, Marcello Mento smette deliberatamente le vesti del giornalista, e indossa quelle dello scrittore, supplendo alla carenza di dati con l’immaginazione: così è facile immaginare che la sera del Giovedì Santo Nietzsche, appassionato di musica, abbia assistito in Duomo all’esecuzione dello Stabat Mater di Pietro Raimondi, e il giorno successivo si sia lasciato coinvolgere dal clima delle Varette, per strada o dalla finestra della sua camera.
Ma pur tra le tante incertezze, diversi punti fermi ci sono: il primo è che a Messina il filosofo ci stava davvero bene, ci si sentiva a proprio agio, coccolato dai messinesi («Non fanno altro che viziarmi») e confortato dai prezzi bassi di ogni cosa, come testimoniano le cartoline alla sorella. Tra le poche certezze ci sono un bagno nelle acque dello Stretto, dove conobbe la forza delle correnti e dei mulinelli, e un’escursione a Castel Gonzaga, dove «in lui emerse qualcosa di profondo, di assoluto, la consapevolezza di aver raggiunto uno stato di liberazione da tutto ciò che lo condizionava».
Lo stato di grazia messinese durò solo tre settimane, come detto, poi dovette partire, fuggire quasi, a causa di una sciroccata che ne minò la stabilità fisica e psicologica. Ma quelle tre settimane sarebbero state proficue per la sua produzione filosofica e letteraria, importanti per la rifinitura di quegli Idilli di Messina che proprio nella città dello Stretto avrebbe limato e completato.
Rimane un punto interrogativo, ma grande quanto una casa, che Mento si porta dietro da anni: per alcuni giorni la presenza di N a Messina coincise con quella di Richard Wagner. I due illustri tedeschi avevano avuto in passato una profonda amicizia, che divergenze di pensiero avevano spezzato. Mentre il filosofo passava i suoi giorni nel modesto Leon di Francia, il musicista concludeva il suo lungo soggiorno siciliano, durato svariati mesi, nel lusso dell’hotel Trinacria, in una delle “isole” più prestigiose della Palazzata. Nei giorni messinesi i due si incontrarono? Nulla sembra lasciar pensare questo, ma l’idea che Messina avrebbe potuto essere il teatro dell’ultimo incontro di due personalità così grandi continua a essere davvero suggestiva…